La fotografia è nata per caso, ma inevitabilmente. Ed è figlia delle osservazioni sulla luce e sull’ottica di Pitagora, Aristotele ed Euclide. Ad essa, però, si è giunti dopo lunghi periodi contraddistinti da una lenta evoluzione tecnologica contrapposta ad una formidabile spinta della scienza, dell’arte e dell’architettura. Fin dal ponderoso De Architectura di Vitruvio (I sec. A.C.), è il tema della prospettiva che avvicina matematici ed architetti. Tra l’osservazione ad occhio nudo e l’osservazione meccanica il passo è breve tanto che la camera obscura si diffonde a cavallo del Cinquecento e del Seicento più di quanto non si possa immaginare. Da vera e propria stanza con un foro al centro di una parete dentro la quale si entrava fisicamente per osservare e ricalcare su grandi fogli la proiezione dello scenario esterno, si è arrivati a modelli piccoli, trasportabili e reflex. La camera oscura portatile di fine Seicento, che riproduceva sul vetro smerigliato quanto inquadrato dal foro stenopeico e poi da una vera e propria lente, diventò lo strumento di molti pittori per il disegno dal vero.
Piano piano, mentre le conoscenze della chimica e il caso (collaboratore fisso di tutte le grandi invenzioni) evolvono positivamente, molti artisti cominciano a sentire l’esigenza di fissare quella comoda, impalpabile immagine della camera oscura. Ma come?
HO MANDATO IN STAMPA LA BOZZA DEL MIO TRATTATO 136 pagine
Non vedo l'ora di averlo in cartaceo !!!
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